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Anna Vallotto - 4 agosto 2020  

Piccola fiaba triste, la pubblico ora anche se siamo tutti giustamente presi dall'alluvione.

Chi abita in posti come questo è abituato ad alzare di frequente gli occhi al cielo.

Forse perché ogni tanto con tutto questo verde c'è bisogno di un po' di blu, oppure anche per guardare se arriverà o andrà via la pioggia, o per sognare insieme alle nuvole, o chissà per quante altre cose.

E alzando abbastanza spesso gli occhi al cielo, ci si accorge di quanta vita lo abiti, si imparano un po' alla volta i nomi dei suoi abitanti, si inizia a conoscerli e anche a seguire le loro storie, quasi a riconoscerli singolarmente. Qualcuno ospita un nido sotto il tetto, ed è bellissimo.

Inizia la fiaba.

C'era una volta, solo fino a due giorni fa, una splendida coppia di rapaci, poiane o falchi non lo so. Venivano ogni giorno sulla valle, volavano alti alti o bassi bassi in cerca della preda. Sapevamo che se volavano bassi bassi bisce, viperette e topini erano fuori, mentre se volavano a metà cielo ogni tanto gridando sarebbe cambiato il tempo e che se volavano alti alti erano semplicemente felici...

Anche loro facevano parte della piccola famiglia della valle, famiglia che si è allargata con la nascita del loro piccolo. Evento seguito da un po' tutti noi, lo vedevamo crescere e fare progressi nel volo. Sempre in tre, erano una presenza e solo a guardarli così maestosi ed eleganti si imparava la libertà.

Domenica 2 agosto circa alle 15 o 15 e 30: uno sparo.

Subito dopo urla dal cielo, continue, disperate, ossessive.

Esco a guardare, i due rapaci volano in cerchio gridando. Cambiano zona, ma non di molto,

rasentando gli alberi e poi su fino in alto.

Mi chiedo subito dov'è il loro piccolo.

E così fino a sera, fino a quando non si può più volare o fino a quando non hanno più avuto voce.

Scambio le perplessità coi vicini, tutti li abbiamo sentiti, è inquietante.

Ieri mattina verso le sei ancora i gridi, esco e ne vedo solo uno, che ancora cerca sempre più basso e chiama.

E così fino a circa le 15 e 30 nel pomeriggio.

Poi altri spari, poi il silenzio...

Spero tantissimo di sbagliarmi, davvero.





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